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L'Architettura tra Totalitarismo, Democrazia e Capitalismo


Zevi è uno storico, critico di architettura e antifascista .
Ho letto alcuni dei suoi testi, sembra tutto giusto e tutto condivisibile, ma poi andandosi a vedere certe architetture da lui elogiate ed in particolar modo quelle del suo maestro Frank Lloyd Wright, è poi difficile non affermare che l'architettura Albert Speer se l'è portata con se nella tomba, morta o addormentata comunque la si è voluta seppellire assieme ai regimi totalitari.
Il rifarsi ai classici, a Roma, agli imperi, anche nelle opere architettoniche più dozzinali e povere del ventennio e precedenti ad esso, ha sempre conseguito dei risultati dignitosi e comunque mai simili al degrado che ha portato al contrario una certa idea architettonica moderna.
Idea che, muovendo dall'esempio di «geni» come Le Corbusier, Wright, Tange, Kahn o i «nostrani» De Carlo, Nervi, Baldessari, Ricci, Studio B.B.P.R., ha prodotto e produce tutti quei mostri in cemento armato che soffocano oramai le città e le periferie di tutto il mondo cosidetto progredito (e diseredato) rendendole tutte omologhe, facendo perdere ogni identità culturale, «globalizzando».
Forse proprio questo senso di piccolezza e inferiorità che prova l'uomo moderno al cospetto delle vestigia delle architetture totalitarie (vedi Stazione F.S. di Milano) sta alla base di tanto astio.
Che sia la colpa di aver scatenato guerre e genocidi? No, è l'eterna maledizione che pesa sempre sui perdenti, altrimenti non si spiega perche' gli U.S.A., nati in una terra fertilizzata dal sangue dei Nativi Americani che hanno pressochè estinto, da sempre in guerra - e con che armi! - contro tutto il mondo e non solo contro i confinanti, protagonisti e causa principale della perdita di identità e della globalizzazione ormai di tutto il pianeta e possibilmente di tutto il sistema solare, vengono benevolmente giudicati per quello che fanno di volta in volta e non per il loro passato, e non si vergognano poi di costruire banche simili a tempi ionici in granito e inox)

Franco Cenerelli.

Albert Speer, Progetto di edificio a cupola (1941)

Le Corbusier, Marsiglia, Unité d'Habitation (1946)

L'individuo, condannato a vivere in tali «moduli» non dimentica un solo attimo la propria condizione di uomo massa, metafora della democrazia: «gli uomini sono tutti uguali, i voti nell'urna sono tutti uguali». Simili a conigli, come schede in un'urna, tali uomini, conducono le loro squallide esistenze in tali «...enormi unità d'abitazione (...) vere e proprie città-case, in cui Le Corbusier riesce a combinare l'esigenza dell'intimità individuale e quella del vivere insieme, della comunità» (Argan)

F.L. Wright, Casa Kaufmann a Bear Run (1936 - 1937)

Diverso invece è il caso del signor Kaufmann, miliardario americano per quale Wright non pensò due volte a stuprare la verginità di una foresta con cascata per costruirvi la sua degna dimora.

Ecco il bellissimo, quanto aberrante racconto che Argan dedica all'opera di Wright .

New York

Tratto da: G.C.Argan, L'Arte Moderna 1770/1970

Wright è un mago, possiede la chiave dei più riposti segreti della natura.
Il signor Kaufmann non è un mago, ma possiede abbastanza dollari e fantasia da potersi concedere
il privilegio di vivere esperienze eccezionali.
Il mago porta il signor Kaufmann nel cuore della foresta, presso una cascata:
un luogo solitario, dove non si ode che lo scroscio dell’acqua e lo stormire delle fronde. Compie i suoi gesti rituali, celebra le nozze tra il signor Kaufmann e la vergine Natura, come i Dogi lo sposalizio di Venezia col Mare.
Ora, tra i possessori di molti dollari, il signor Kaufmann è un privilegiato: ha avuto la rivelazione, ha vissuto un’esperienza estetica unica al mondo, si è annidato nel cuore della Natura e la possiede. L’architetto-mago gli ha dato uno strumento meraviglioso: non appena ne varca la soglia, lo strumento si mette a funzionare: il suo funzionamento consiste nel portare lui, signor Kaufmann, nel più riposto e significativo recesso della Natura. In altre parole: Wright ha preso un esponente della classe dirigente americana, un ottimo produttore, e ne ha fatto un artista creatore. Chi non sa che la creazione è il momento supremo, metafisico della produzione?
Chi sono, per Wright, la Natura e il signor Kaufmann, i due dati del suo problema? La Natura vergine e selvaggia ha in sé l’essenza della vita, i principi organici dello spazio: gli alberi che salgono con i fusti diritti a cercare la luce, e legano il cielo alla terra; il torrente che scende dal monte e scorre nel piano finché non trova il vuoto, e precipita; i grandi lastroni di pietra che nel corso infinito del tempo il flusso dell’acqua ha modellati e levigati, Il signor Kaufmann o, per lui, l’architetto-mago è un antico saggio orientale che sa interpretare le voci segrete della Natura; ma è anche un uomo civile e moderno. Conosce l’Europa, e proprio qui, nel cuore della foresta, gli sovviene della più razionale e meno naturalistica teoria europea della forma:
quella della corrente neo-plastica olandese, di Van Doesburg e Vantongerloo. È al corrente degli ultimi ritrovati tecnologici, adopera con sicurezza il cemento, il ferro, il vetro:
per andare nella foresta non occorre vestirsi da boscaioli. (...) Il match signor Kaufmann-Natura si è concluso con la vittoria, ai punti, del signor Kaufmann. Ad ogni fine di settimana arriva con i suoi ospiti dalla città piena di fabbriche, di banche, di smog, di poveri diavoli che si ammazzano di lavoro per pochi dollari, di negri che lucidano scarpe e aprono porte di ascensori. Attraversa un ponte, che per puro miracolo non è levatoio. Ed eccolo pronto a ripetere il rito della rivelazione, a congiungersi con la Natura vergine e selvaggia. Il lunedì mattina egli torna tranquillamente in ufficio.

   


Brani tratti da un dibattito sulle modalità dell'architettura medievale rapportate a quelle moderne, e sulle problematiche inerenti il restauro e la ristrutturazione.

 

PROGETTO "URBINO"

Provenendo dall’ambiente urbinate, ed avendo da sempre «stimato» l’operato dell’Illuminato Architetto Giancarlo De Carlo, mi sono deciso a rendere pubblico un mio inedito progetto di «land art», che vuol essere un omaggio al «Maestro» del nuovo Rinascimento Urbinate, suddetto Architetto.
Esso consiste nel valorizzare i collegi universitari, nei quali il De Carlo, …..con un intervento ardito, si è inserito rispettosamente nel pendio occidentale della collina cara al ricordo pascoliano de «L’aquilone»….
Ho voluto, in un’operazione artistica che non vuol essere che una rispettosa citazione della filosofia decarliana, «decontestualizzarli» dalla loro funzione, restituendoli alla dimensione, loro più consona, più giusta, ovvero alla deleteria immaginazione di un criminale cementificatore che nei suoi deliri di onnipotenza, crede di essere un architetto;
L’Architetto dell’Urbino dal cuore rinascimentale, ma con lo sguardo rivolto al progresso, all’avvenire.

Franco Cenerelli.

 

 

 

 

Per analoghe operazioni di bonifica e recupero ambientale (per ora virtuali), inviate pure le vostre immagini, foto oscene di chiese, scuole, palazzine, monumenti, quartieri, città.
L'Associazione Regresso Arti, interverrà entro il solo limite delle proprie capacità creative proponendo modifiche, abbattimenti, ricostruzioni e pubblicando le proprie "soluzioni" in queste pagine e a cui, architetti, anarchici, sindaci, futuri imperatori, papi, terroristi, mitomani, assessori, dittatori, integralisti, neo-miliardari baciati dalla fortuna, potranno liberamente attingere o ispirarsi e passare così dal virtuale al reale, per la realizzazione di future vestigie finalmente degne delle precedenti.